...Nel resto d'italia

  • anonimo

08-01-18 07.37

Dunque se ciò che ho detto è vero, non esiste (se non in casi estremamente limitati) alcuna "mano invisibile del mercato", alcun "equilibrio della domanda e dell'offerta"

Esistono solo manipolazione, inganno, lobbismo, minacce e violenza
  • Constrictor
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08-01-18 09.20

mauroverdoliva ha scritto:
Questi generi sono stati suonati per SETTE ORE CONSECUTIVE in una piazzetta della mia città

.... Molto distante, l'Ospedale?

08-01-18 10.21

@ Constrictor
mauroverdoliva ha scritto:
Questi generi sono stati suonati per SETTE ORE CONSECUTIVE in una piazzetta della mia città

.... Molto distante, l'Ospedale?
Un paio di km... emo e comunque sono abituato a questi ritmi, sempre meglio che lavorare in miniera emo

08-01-18 11.58

Mi ero perso questo topic.
Per punti:

A)Qui in zona va avanti chi si è fatto un nome negli anni passati, sia come dj, che come karaokeista, che come Arrangerista. Insomma, tutte le categorie in zona campano di riscontro ottenuto quando non c'era nessuno a far concorrenza.

I lati negativi sono:
1)I karaokeisti con qualcosa da dire (che detta cosi fa ridere) magari con nuove basi, nuovi brani, aggiornati in più generi e con attrezzatura più "professionale" vengono stroncati sul nascere
2)I one man band "nuovi" che suonano meglio o allo stesso livello dei one man band odierni vengono snobbati "perchè non portate gente".
3)I dj che magari mixano in tempo reale o (addirittura) suonano (synth)su basi che inviano o che addirittura compongono in tempo reale con loop station vengono scartati in favore di "vecchi dj di zona" che nulla apportano alla nomea (già pessima) che hanno i dj di oggi....

Direi quindi che qui non c'è un numero esorbitante di karaokeisti/dj/arrangeristi semplicemente perchè non c'è spazio per altri.
Inoltre i musicisti non lottano con queste categorie, quanto con i gestori dei locali che vogliono andare a colpo sicuro chiamando sempre gli stessi pochi tizi, infischiandosene se il livello proposto dai nuovi è superiore o meno...

B)Questione Arte/dj/varie.

L'opinione che mi son fatto durante questo anno è che si stia sviluppando una sorta di coscienza nei "musicisti": siamo destinati a scomparire, e la colpa, a mio avviso, è solo nostra, non di altri.
Lo dico perchè, persino io, che studio comunque in conservatorio, inizio a credere che dovrei adattarmi a ciò che gira e a ciò che piace.

Spendo ore per studiare teoria,per superare esami, per comprendere la logica dell'armonia,per comprendere figurazioni ritmiche o approfondire un fraseggio... insomma, ciò che si farebbe per arrivare ad un prodotto perlomeno "onesto",che sia una cover o un inedito, o un live.

Mi sto convincendo che non ne vale la pena.
Chi non è del campo vuole una cosa immediata, di facile impatto e comprensione. Non gliene frega una beata mazza del tuo brano in 5/4 con radice chopiniana mischiata a Peterson. Se è orecchiabile lo ascolta, sennò passa avanti.

Chi è del campo (e qui vanno bacchettati i musicisti) neanche ti ascolta, perchè in verità di me, di te che stai leggendo, di Cyrano, Di vin roma, di Benjomy o chiunque altro non frega un cazzo a "nessuno" (volutamente virgolettato) la fuori.
Non frega un caizer della cover latin di un brano notoriamente lento e pop, non frega un caizer dell'inedito, non frega nulla di dove suonerai tra 10 giorni, e non gliene frega nulla di quello che stai studiando.

Sono cinico da un po, e ciò mi permette di vedere un po di fatti oggettivi purtroppo.

Si parla di arte e del suo supporto,ma l'unico modo in cui la supportiamo è la chiacchiera.

Qui su supportimusicali, luogo fatto (Si spera) di musicisti, si dovrebbe parlar di musica, distruggere/ricostruire un qualcosa insieme, condividere una creazione, una cover, un inedito,una nozione,un concetto musicale.
Di fatto invece, i topic riguardanti le ultime uscite nord ecc si riempiono come cesti di castagne in autunno, mentre i topic in cui viene mostrato un prodotto proprio restan vuoti.
Un prodotto di qualità inedita, nonostante ci siano i mezzi per condividerlo per contrastare "l'imbarbarimento" della musica odierna non viene fatto...
Eh si, condividiamo l'ennesimo video di bill evans, che noi musicisti andremo lontano e cambieremo il mondo :)

08-01-18 12.01

Aggiungo che può sembrare che parlo di me, perchè il mio intervento è in concomitanza con un topic che ho aperto (ma ricordo a tutti che io posto qui link a brani suonati da me non per fama, dato che siamo in 4 gatti,sarebbe folle pensarlo, e inoltre son cover, quindi posto quel che posto per un confronto diretto e onesto con chi è del campo. Aggiungo che a me le risposte vengon sempre date, e di questo ringrazio vivamente) ma in verità il pensiero mi sorge ogni volta che qualcuno qui posta una propria creazione (inedita) o in generale un proprio brano .

Viene totalmente ignorato, 400 visite del topic, 0 risposte. Eppure sono inediti, studiati. Magari non il massimo, ma dovremmo essere i primi a condividere un lavoro ben fatto sui nostri canali facebook e quant'altro. Noto che i miei amici musicisti (e non so se l'avete fatto anche voi,quindi non mi riferisco a voi) preferiscono condividere l'ultima cazzata sulle scuole di musica detta dalla Pausini, il canto scrauso di Rita Bellanza, o l'ennesimo fail di Giulia Mazzoni di fronte ai tasti....

Forse un po, anzi un bel po, questa situazione la meritiamo.
  • Arci66
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08-01-18 12.51

@ CoccigeSupremo
Aggiungo che può sembrare che parlo di me, perchè il mio intervento è in concomitanza con un topic che ho aperto (ma ricordo a tutti che io posto qui link a brani suonati da me non per fama, dato che siamo in 4 gatti,sarebbe folle pensarlo, e inoltre son cover, quindi posto quel che posto per un confronto diretto e onesto con chi è del campo. Aggiungo che a me le risposte vengon sempre date, e di questo ringrazio vivamente) ma in verità il pensiero mi sorge ogni volta che qualcuno qui posta una propria creazione (inedita) o in generale un proprio brano .

Viene totalmente ignorato, 400 visite del topic, 0 risposte. Eppure sono inediti, studiati. Magari non il massimo, ma dovremmo essere i primi a condividere un lavoro ben fatto sui nostri canali facebook e quant'altro. Noto che i miei amici musicisti (e non so se l'avete fatto anche voi,quindi non mi riferisco a voi) preferiscono condividere l'ultima cazzata sulle scuole di musica detta dalla Pausini, il canto scrauso di Rita Bellanza, o l'ennesimo fail di Giulia Mazzoni di fronte ai tasti....

Forse un po, anzi un bel po, questa situazione la meritiamo.
Condivido i due post che precedono.
Inoltre mi permetto di citare un pensiero che ha validità universale.
Non è la più forte delle specie che sopravvive, né è la più intelligente che sopravvive. È la più adattabile al cambiamento.
Charles Darwin

  • alemar78
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08-01-18 13.16

In passato ho cercato di ragionare sull’argomento. Ci sono tanti musicisti rispetto ai locali che offrono musica dal vivo. E tra i locali che offrono musica dal vivo ci sono quelli che puntano su band di “professionisti” (ovvero chi vive della professione del musicista) e altri che invece puntano su band di “dopolavoristi”. Quindi dilettanti/dopolavoristi e professionisti sono due figure che lavorano in contesti differenti e in canali differenti. Il problema nasce nel momento in cui i professionisti “vorrei ma non posso” che non riescono ad entrare nei canali economicamente consoni per poter vivere con il lavoro di musicista entrano in competizione con i “dopolavoristi” (alcuni dei quali magari anche meglio preparati) e si lamentano che questi hanno fatto crollare il mercato. Non è corretto. A maggior ragione ha ancora meno senso che ci si lamenti di dj, karaokisti, che fanno ancora un altro tipo di attività. Un gestore di locale che chiama un dj o un karaokista non è interessato ad una band e men che meno ad una band di professionisti con cachet da professionisti. Quindi nessuno ruba il lavoro a nessuno. Se la qualità del musicista professionista non è percepita né dal pubblico né da chi gli dovrebbe dare il lavoro, se per chi paga e per chi ascolta non c’è differenza tra il “professionista” e il dopolavorista”, allora “professionista” dovrebbe porsi delle domande. Tra i “vorrei ma non posso” c’ero anche io, quindi non è detto in senso spregiativo. In passato ho cercato di vivere di musica, non ci sono riuscito ho cambiato, ora faccio altro e suono per passione. Non sono professionista ma affronto comunque le serate in modo professionale. Il lavoro del musicista, farlo intendo, non è un diritto. Il fatto di aver studiato anni al conservatorio, diploma, etc, non lo rende un diritto. Certo, sarebbe bello e sarebbe giusto fosse così, e vale per tutti: sarebbe bello che ognuno trovasse un lavoro in linea con quanto ha studiato o per quelle che sono le sue attitudini, ma la realtà è differente. Lamentarsene non la fa cambiare, anche se questo non significa che non si debba cercare di cambiarla.
  • Arci66
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08-01-18 13.27

@ alemar78
In passato ho cercato di ragionare sull’argomento. Ci sono tanti musicisti rispetto ai locali che offrono musica dal vivo. E tra i locali che offrono musica dal vivo ci sono quelli che puntano su band di “professionisti” (ovvero chi vive della professione del musicista) e altri che invece puntano su band di “dopolavoristi”. Quindi dilettanti/dopolavoristi e professionisti sono due figure che lavorano in contesti differenti e in canali differenti. Il problema nasce nel momento in cui i professionisti “vorrei ma non posso” che non riescono ad entrare nei canali economicamente consoni per poter vivere con il lavoro di musicista entrano in competizione con i “dopolavoristi” (alcuni dei quali magari anche meglio preparati) e si lamentano che questi hanno fatto crollare il mercato. Non è corretto. A maggior ragione ha ancora meno senso che ci si lamenti di dj, karaokisti, che fanno ancora un altro tipo di attività. Un gestore di locale che chiama un dj o un karaokista non è interessato ad una band e men che meno ad una band di professionisti con cachet da professionisti. Quindi nessuno ruba il lavoro a nessuno. Se la qualità del musicista professionista non è percepita né dal pubblico né da chi gli dovrebbe dare il lavoro, se per chi paga e per chi ascolta non c’è differenza tra il “professionista” e il dopolavorista”, allora “professionista” dovrebbe porsi delle domande. Tra i “vorrei ma non posso” c’ero anche io, quindi non è detto in senso spregiativo. In passato ho cercato di vivere di musica, non ci sono riuscito ho cambiato, ora faccio altro e suono per passione. Non sono professionista ma affronto comunque le serate in modo professionale. Il lavoro del musicista, farlo intendo, non è un diritto. Il fatto di aver studiato anni al conservatorio, diploma, etc, non lo rende un diritto. Certo, sarebbe bello e sarebbe giusto fosse così, e vale per tutti: sarebbe bello che ognuno trovasse un lavoro in linea con quanto ha studiato o per quelle che sono le sue attitudini, ma la realtà è differente. Lamentarsene non la fa cambiare, anche se questo non significa che non si debba cercare di cambiarla.
emo
  • ahivela
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08-01-18 13.47

alemar78 ha scritto:
Ci sono tanti musicisti rispetto ai locali che offrono musica dal vivo. E tra i locali che offrono musica dal vivo ci sono quelli che puntano su band di “professionisti” (ovvero chi vive della professione del musicista) e altri che invece puntano su band di “dopolavoristi”


Non so a nord della "linea gotica" come vadano le cose, ma da quello che mi consta, locali che offrono cachet da professionisti ormai sono un lontano ricordo. Anche locali dove si fa musica dal vivo storici e prestigiosi delle grandi citta', dove si fa una accurata selezione della qualita' delle offerte musicali, ormai sono allineati al ribasso, quando non addirittura in difficolta' nell'andare avanti, e tranne gli sporadici casi di band o singoli di chiara fama (quindi e' il nome che attira gente, e consente un biglietto di ingresso tale da permettere cachet adeguati), le paghe sono al minimo storico, per tutti. Diverso il caso degli eventi privati.
Per il resto condivido pienamente quello che dici nel post.

08-01-18 14.06

alemar78 ha scritto:
Il problema nasce nel momento in cui i professionisti “vorrei ma non posso” che non riescono ad entrare nei canali economicamente consoni per poter vivere con il lavoro di musicista entrano in competizione con i “dopolavoristi” (alcuni dei quali magari anche meglio preparati)

Il problema di fondo di tutti i "professionisti vorrei ma non posso" (bella definizione :) il classico limbo) è che ci si aspetta di avere un diritto di suonare superiore a chi non ha studiato.
Ciò è tanto giusto quanto irrealizzabile.
Perchè anche noi compriamo vino da 18 euro non volendo spenderne 36 per un vino fatto da chicchessia con 20 anni di studio alle spalle.

Spezzando una lancia a favore di chi si lamenta, il problema sorge quando ti proponi allo stesso prezzo di uno "scauzacani" (come si dice da queste parti) e ti rispondono picche.
Se la risposta però è "perchè non porti gente", bisogna analizzare il caso,e non è del tutto folle.
Spesso l'essere in grado di "portare gente" è una qualità che si vuole ignorare.
Se quando suono in un locale smuovo 30-40 persone, vuol dire che qualcosa di positivo la lascio.
Se alla domanda "porti gente" ti viene in mente di dover chiedere a familiari vari e amici strettissimi, di venirti a sentire vuol dire che fondamentalmente non hai pubblico :) Di fatto il locale, cosa ci guadagnerebbe con un uno che chiede tanto, offre musica, ma non ti fa guadagnare?
  • alemar78
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08-01-18 14.44

ahivela ha scritto:
Non so a nord della "linea gotica" come vadano le cose

Allora, ti posso dire che per quello che sto vedendo io (che ho sicuramente un quadro non completo della situazione e quindi non sono statisticamente rilevante) nel nord Italia ci sono agenzie che portano in giro band e spettacoli di un certo livello e "hanno in mano" quei locali che certamente non fanno l'equazione band=dj=karaoke="per me uno vale l'altro basta che portino gente e che costino poco". Puntano su un certo genere (o più generi musicali), spendono certe cifre aspettandosi in cambio una determinata qualità di spettacolo (a prescindere dalla "qualità musicale") e comunque l'appuntamento live riveste per questi locali una certa importanza.
Per contro se appunto non sei nel giro di quelle agenzie, certi locali (e di conseguenza, certi cachet) non li vedi e allora ti ritrovi a dover trattare in prima persona con gestori di locali che a volte (ma comunque non sempre) utilizzano l'equazione di cui sopra. Forse, rispetto al passato si è ampliata la "forbice" nei compensi (e nelle occasioni musicali) tra gruppi da "agenzia" e gruppi "senza agenzia"; e quidni sì, condivido che le paghe si sono abbassate almeno per i "senza agenzia" perchè per i musicisti "con agenzia" ho sentito girare cifre ben soddisfacenti. Fino a 10/15 anni fa non era un problema per noi (intesi come band senza agenzia) garantirsi 100€ cad. Ora è improponibile e devi ritenerti fortunato a portare a casa la metà di quel compenso. Per questo dico che chi vuol fare il musicista di professione deve riflettere, porsi delle domande e soprattutto, opinione personale, se non può o non riesce ad affiancare all'attività live anche l'attività di insegnante che gli possa garantire un minimo di stabilità economica, conviene che lasci perdere.
  • alemar78
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08-01-18 14.51

CoccigeSupremo ha scritto:
Spesso l'essere in grado di "portare gente" è una qualità che si vuole ignorare.
Se quando suono in un locale smuovo 30-40 persone, vuol dire che qualcosa di positivo la lascio.
Se alla domanda "porti gente" ti viene in mente di dover chiedere a familiari vari e amici strettissimi, di venirti a sentire vuol dire che fondamentalmente non hai pubblico :) Di fatto il locale, cosa ci guadagnerebbe con un uno che chiede tanto, offre musica, ma non ti fa guadagnare?


Giustissimo, è una cosa su cui mi ha fatto riflettere un "agente" che collabora con un locale qualche mese fa. La questione non è tanto portare gente nel senso che devi far venire i tuoi parenti al locale (io l'avevo sempre vista da quel punto) ma è da intendere appunto in: "che seguito ha la tua band?" "Quanto piaci?" Quanto è disposta la gente ad alzare il c**o e venire nel locale a vedervi perchè piacete?"
Che si può tradurre anche in: "perchè dovrei darti X€ se con gli stessi X€ posso fare venire [band] che sono sicuro mi riempie il locale? E non si sta parlando di "pro" vs "dopolavoristi" ma di band tutto sommato equivalenti dal punto di vista tecnico.
  • Jerrymusic
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08-01-18 15.26

@ alemar78
ahivela ha scritto:
Non so a nord della "linea gotica" come vadano le cose

Allora, ti posso dire che per quello che sto vedendo io (che ho sicuramente un quadro non completo della situazione e quindi non sono statisticamente rilevante) nel nord Italia ci sono agenzie che portano in giro band e spettacoli di un certo livello e "hanno in mano" quei locali che certamente non fanno l'equazione band=dj=karaoke="per me uno vale l'altro basta che portino gente e che costino poco". Puntano su un certo genere (o più generi musicali), spendono certe cifre aspettandosi in cambio una determinata qualità di spettacolo (a prescindere dalla "qualità musicale") e comunque l'appuntamento live riveste per questi locali una certa importanza.
Per contro se appunto non sei nel giro di quelle agenzie, certi locali (e di conseguenza, certi cachet) non li vedi e allora ti ritrovi a dover trattare in prima persona con gestori di locali che a volte (ma comunque non sempre) utilizzano l'equazione di cui sopra. Forse, rispetto al passato si è ampliata la "forbice" nei compensi (e nelle occasioni musicali) tra gruppi da "agenzia" e gruppi "senza agenzia"; e quidni sì, condivido che le paghe si sono abbassate almeno per i "senza agenzia" perchè per i musicisti "con agenzia" ho sentito girare cifre ben soddisfacenti. Fino a 10/15 anni fa non era un problema per noi (intesi come band senza agenzia) garantirsi 100€ cad. Ora è improponibile e devi ritenerti fortunato a portare a casa la metà di quel compenso. Per questo dico che chi vuol fare il musicista di professione deve riflettere, porsi delle domande e soprattutto, opinione personale, se non può o non riesce ad affiancare all'attività live anche l'attività di insegnante che gli possa garantire un minimo di stabilità economica, conviene che lasci perdere.
Condivido.
Ho studiato musica in banda da bambino, ma ho sempre avuto la passione per piano, tastiere, sinth e ammennicoli vari da autodidatta. Poichè non potevano mandarmi a lezione o in conservatorio, per pagarmi gli studi ho fatto lo speaker radiofonico professionista (cioè pagato e con contratto), il pianobarista cantante (con una gem wk6) ed il fonico (con relativo corso...). Insomma, cosa si fa per campare! Sono riuscito a fare anche intorno a 100 date in un anno...
Dopo la laurea e l'abilitazione (avvocato), ho continuato a fare spettacoli e quant'altro... ma non mi sentivo "musicista" pur suonando decentemente (e componendo anche cose mie, con relativi esami Siae per l'iscrizione come compositore).
Ebbene, a 40 anni mi sono iscritto ad una Scuola civica di musica convenzionata col conservatorio, dove ho conseguito il 5° anno di pianoforte. Esami di ammissione in conservatorio, corso pianoforte jazz, e sono al 2° anno del triennio, facendo enormi sacrifici...
A Capodanno, in due, abbiamo preso 500 euro. Io suono e canto, l'altra fa il karaoke e l'animazione con il latino americano. Nello stesso tempo suono in trio (piano, sax, voce) o in qualsiasi altra situazione in cui si faccia spettacolo.

CONCLUSIONI
Ho scritto in breve la mia storia musicale non per annoiarvi con le memorie di un Pinco pallino qualunque quale io sono.
Sono un musicista? SI, perchè (bene o meno bene, saranno gli altri a giudicarmi) SUONO e CANTO.
Sono un karaokeista? SI, perchè faccio cantare chi ha voglia di farlo, con attrezzature adeguate e "guidando" il repertorio.
Sono un animatore/dj? SI, e non me ne vergogno!
Sono un professionista o un dopolavorista? ENTRAMBI, perchè la professionalità non si misura coi parametri che sono stati indicati, perchè, come mi insegna la mia professione, non basta essere preparati, ma bisogna sapersi vendere senza svendersi, altrimenti si cambia lavoro o si muore di fame e soprattutto bisogna saper cogliere i cambiamenti ed adattarvisi.
Quindi, il consiglio che do ai più giovani è proprio quello di fare della musica una passione da affiancare ad altra opzione, perchè fortunatamente alla musica ci si arriva già da molto giovani ( non come me...), e si è in tempo, nel caso non si trovi da vivere dignitosamente con la musica ( cosa sempre più difficile), a vivere con altra attività. Purtroppo, molti di quelli che si sono dedicati solo alla musica hanno serie difficoltà ad arrivare alla fine del mese, e non per mancata preparazione o bravura.

P.S. Ho scelto un cachet minimo e gli sono rimasto fedele (100 senza attrezzatura, 150 con la stessa, per arrivare a somme ben più alte in matrimoni ed altri eventi), ma non posso biasimare chi suona per le uniche 30 euro che riesce a racimolare per mangiare. Massimo rispetto.
  • Constrictor
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08-01-18 15.56

mauroverdoliva ha scritto:
sempre meglio che lavorare in miniera

Beh..., è sempre meglio lavorare in altra MANIERA... emoemoemo

08-01-18 18.00

@ alemar78
In passato ho cercato di ragionare sull’argomento. Ci sono tanti musicisti rispetto ai locali che offrono musica dal vivo. E tra i locali che offrono musica dal vivo ci sono quelli che puntano su band di “professionisti” (ovvero chi vive della professione del musicista) e altri che invece puntano su band di “dopolavoristi”. Quindi dilettanti/dopolavoristi e professionisti sono due figure che lavorano in contesti differenti e in canali differenti. Il problema nasce nel momento in cui i professionisti “vorrei ma non posso” che non riescono ad entrare nei canali economicamente consoni per poter vivere con il lavoro di musicista entrano in competizione con i “dopolavoristi” (alcuni dei quali magari anche meglio preparati) e si lamentano che questi hanno fatto crollare il mercato. Non è corretto. A maggior ragione ha ancora meno senso che ci si lamenti di dj, karaokisti, che fanno ancora un altro tipo di attività. Un gestore di locale che chiama un dj o un karaokista non è interessato ad una band e men che meno ad una band di professionisti con cachet da professionisti. Quindi nessuno ruba il lavoro a nessuno. Se la qualità del musicista professionista non è percepita né dal pubblico né da chi gli dovrebbe dare il lavoro, se per chi paga e per chi ascolta non c’è differenza tra il “professionista” e il dopolavorista”, allora “professionista” dovrebbe porsi delle domande. Tra i “vorrei ma non posso” c’ero anche io, quindi non è detto in senso spregiativo. In passato ho cercato di vivere di musica, non ci sono riuscito ho cambiato, ora faccio altro e suono per passione. Non sono professionista ma affronto comunque le serate in modo professionale. Il lavoro del musicista, farlo intendo, non è un diritto. Il fatto di aver studiato anni al conservatorio, diploma, etc, non lo rende un diritto. Certo, sarebbe bello e sarebbe giusto fosse così, e vale per tutti: sarebbe bello che ognuno trovasse un lavoro in linea con quanto ha studiato o per quelle che sono le sue attitudini, ma la realtà è differente. Lamentarsene non la fa cambiare, anche se questo non significa che non si debba cercare di cambiarla.
Quoto in pieno quanto hai scritto.
Su per giù è quello che ho cercato, talvolta tra le righe di spiegare.
È il mercato o talvolta la "moda" a veicolare il pubblico e di conseguenza tutto il meccanismo locali, verso musica meccanizzata (la mia!) o il live detto in senso largo.
Capisco che un musicista che si è fatto il mazzo cosi' al conservatorio, alle scuole ecc possa "offendersi" ma come spiegato, anche la mia categoria, seppur con differenze "scolastiche" si è fatta la sua bella gavetta, spesa in migliaia di ore (eh si) a studiare le tecniche di missaggio, le varie tecnologie, la selezione per genere, bpm, orientamento musicale ecc...
Vi prego di non sminuire questo tempo profuso, anche perché sarebbe divertente invertire i ruoli e far cantare i dj e far "suonare" i musicisti emo

08-01-18 18.03

@ Constrictor
mauroverdoliva ha scritto:
sempre meglio che lavorare in miniera

Beh..., è sempre meglio lavorare in altra MANIERA... emoemoemo
emo se continuiamo cosi, ci sarà la fila x lavorare a 100 mt sotto il livello del mar....
  • anonimo

09-01-18 09.01

Poi, bisogna anche avere il coraggio delle proprie opinioni.

Personalmente un'opinione ce l'ho: calcio, televisione e discoteca sono malattie della società (se volete posso argomentare)

Ergo, consiglio a chiunque lavori in tali settori di smetterla, perchè si rende complice di un male sociale
  • benjomy
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09-01-18 09.11

@ anonimo
Poi, bisogna anche avere il coraggio delle proprie opinioni.

Personalmente un'opinione ce l'ho: calcio, televisione e discoteca sono malattie della società (se volete posso argomentare)

Ergo, consiglio a chiunque lavori in tali settori di smetterla, perchè si rende complice di un male sociale
SOno sostanziamente d’accordo con te...
  • anonimo

09-01-18 09.12

@ anonimo
Poi, bisogna anche avere il coraggio delle proprie opinioni.

Personalmente un'opinione ce l'ho: calcio, televisione e discoteca sono malattie della società (se volete posso argomentare)

Ergo, consiglio a chiunque lavori in tali settori di smetterla, perchè si rende complice di un male sociale
te lo appoggio, escludendo film e serie tv (netflix ed affini)
  • maxpiano69
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09-01-18 10.18

@ anonimo
te lo appoggio, escludendo film e serie tv (netflix ed affini)
Io invece li includo, salvo solo i film di qualitá ma anche le serie TV fanno i loro danni o comunque sono ottimi strumenti di manipolazione delle masse...