08-01-18 07.37
Dunque se ciò che ho detto è vero, non esiste (se non in casi estremamente limitati) alcuna "mano invisibile del mercato", alcun "equilibrio della domanda e dell'offerta"08-01-18 09.20
08-01-18 10.21
08-01-18 11.58
Mi ero perso questo topic.08-01-18 12.01
Aggiungo che può sembrare che parlo di me, perchè il mio intervento è in concomitanza con un topic che ho aperto (ma ricordo a tutti che io posto qui link a brani suonati da me non per fama, dato che siamo in 4 gatti,sarebbe folle pensarlo, e inoltre son cover, quindi posto quel che posto per un confronto diretto e onesto con chi è del campo. Aggiungo che a me le risposte vengon sempre date, e di questo ringrazio vivamente) ma in verità il pensiero mi sorge ogni volta che qualcuno qui posta una propria creazione (inedita) o in generale un proprio brano .08-01-18 12.51
08-01-18 13.16
In passato ho cercato di ragionare sull’argomento. Ci sono tanti musicisti rispetto ai locali che offrono musica dal vivo. E tra i locali che offrono musica dal vivo ci sono quelli che puntano su band di “professionisti” (ovvero chi vive della professione del musicista) e altri che invece puntano su band di “dopolavoristi”. Quindi dilettanti/dopolavoristi e professionisti sono due figure che lavorano in contesti differenti e in canali differenti. Il problema nasce nel momento in cui i professionisti “vorrei ma non posso” che non riescono ad entrare nei canali economicamente consoni per poter vivere con il lavoro di musicista entrano in competizione con i “dopolavoristi” (alcuni dei quali magari anche meglio preparati) e si lamentano che questi hanno fatto crollare il mercato. Non è corretto. A maggior ragione ha ancora meno senso che ci si lamenti di dj, karaokisti, che fanno ancora un altro tipo di attività. Un gestore di locale che chiama un dj o un karaokista non è interessato ad una band e men che meno ad una band di professionisti con cachet da professionisti. Quindi nessuno ruba il lavoro a nessuno. Se la qualità del musicista professionista non è percepita né dal pubblico né da chi gli dovrebbe dare il lavoro, se per chi paga e per chi ascolta non c’è differenza tra il “professionista” e il dopolavorista”, allora “professionista” dovrebbe porsi delle domande. Tra i “vorrei ma non posso” c’ero anche io, quindi non è detto in senso spregiativo. In passato ho cercato di vivere di musica, non ci sono riuscito ho cambiato, ora faccio altro e suono per passione. Non sono professionista ma affronto comunque le serate in modo professionale. Il lavoro del musicista, farlo intendo, non è un diritto. Il fatto di aver studiato anni al conservatorio, diploma, etc, non lo rende un diritto. Certo, sarebbe bello e sarebbe giusto fosse così, e vale per tutti: sarebbe bello che ognuno trovasse un lavoro in linea con quanto ha studiato o per quelle che sono le sue attitudini, ma la realtà è differente. Lamentarsene non la fa cambiare, anche se questo non significa che non si debba cercare di cambiarla.08-01-18 13.27
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Poi, bisogna anche avere il coraggio delle proprie opinioni.09-01-18 09.11
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