11-09-17 10.54
@ Raptus
Forse perchè siamo indietro di almeno 20 anni rispetto agli altri paesi "avanzati"?
E' dagli anni '80, decennio che ha creato il cosiddetto debito pubblico, che non facciamo altro che rincorrere.
Vogliamo essere al passo con gli altri paesi ma pretendiamo di poter continuare a pensare con la nostra cultura da prima repubblica.
Ecco perchè i contratti "flessibili" li abbiamo subiti e non sfruttati, ecco perchè le piccole e medie imprese continuano ad essere la maggior parte del tessuto economico del territorio, ecco perchè non si assume seguendo una strategia ma seguendo quello che ti fa risparmiare di più nel breve periodo per rimandare il fallimento di qualche anno...potrei andare avanti ad oltranza.
Sono parzialmente d'accordo
Secondo me il problema è più strutturale, ed è il fatto che l'espansione dell'economia non segue il modello valore->investimento->valore, ma quello debito->investimento->valore->ripiano del debito
Mi spiego meglio
1) nel primo modello ho a disposizione del valore (denaro, fondi agricoli, risorse, know how etcetera) e le investo per produrre altro valore, che, detratte le spese di produzione, deve essere in principio maggiore del valore che avevo all'inizio. Questo "valore aggiunto" è il profitto, che in parte andrà a soddisfare gli investitori, ed in parte sarà reinvestito per produrre un nuovo ciclo di aumento di valore.
Questo modello ha di bello il fatto che è modulabile, ovvero non costringe ad un obbligo di crescita continua, ma, e la storia ce lo dimostra, può restare stabile nel tempo
2) il secondo modello funziona così, e bisogna stare ben attenti a cogliere il concetto anche se a prima vista sembra incredibile ed impossibile:
a) un imprenditore si rivolge a una banca e chiede in prestito dei soldi
b) la banca prende dall' imprenditore un pezzo di carta sul quale c'è scritto che l'imprenditore deve alla banca diciamo 100mila euro
d) la banca iscrive questo pezzo di carta all'attivo, e nello stesso tempo crea contabilmente 100mila euro che mette al suo (della banca) passivo: la banca ha creato 100mila euro dal nulla, in quanto dietro a questa scrittura contabile non c'è una riserva di vero denaro (ovverosia per esempio un corrispondente deposito di 100mila euro fatto da un correntista) ma solo la promessa dell'imprenditore di versare alla banca, a rate prestabilite, l'ammontare di 100mila euro.
È importante ripetere che la banca non presta ai suoi debitori i soldi dei suoi correntisti: i soldi dei correntisti li usa sostanzialmente per costituire le riserve obbligatorie (tra l'1 ed il 10% della sua esposizione) e per fare speculazione finanziaria, comprando obbligazioni e titoli vari.
e) la banca scrive sul conto dell'imprenditore un attivo di 100mila euro, che non sono in realtà 100mila euro ma la promessa di pagare 100mila euro nel caso l'imprenditore li richiedesse, e segna al passivo dell'imprenditore un debito di 100mila euro da rendere a rate prestabilite comprendenti gli interessi
f) l'imprenditore, quando stacca assegni, fa bonifici etc, in realtà non sta spendendo euro, sta semplicemente trasferendo a qualcun altro il credito che ha nei confronti della sua banca. mettiamo che faccia un bonifico di 100mila euro ad un fornitore per comperare un nuovo macchinario: il fornitore si sostituirà all'imprenditore come creditore di 100mila euro verso la banca dell'imprenditore stesso
g) finché qualcuno non chiederà alla banca dell'imprenditore i 100mila euro in biglietti della BCE (che sono la sola vera moneta a corso legale), quei 100mila euro non si "materializzeranno" mai...ma se un bel giorno tutti i creditori si recassero in banca per esigere che queste scritture contabili fossero trasformate in denaro sonante, il sistema andrebbe a gambe all'aria, in quanto molto semplicemente questo denaro non esiste e non è mai esistito...esiste solo la promessa di fornire questo denaro, promessa che non è basata su riserve monetarie reali ma sulla promessa che a sua volta il debitore ha fatto alla banca di rientrare ratealmente del suo impegno
h) veniamo ora alla parte interessante: prima parliamo del capitale che l'imprenditore deve rendere, poi parleremo degli interessi. Il capitale che l'imprenditore deve rendere non consiste in una serie di numeri da digitare su un computer (come era in origine il prestito) ma consiste in valore reale: risorse impegnate, forza lavoro, inventiva, know how etcetera. Ergo la banca ha prestato fumo, limitandosi a scrivere una cifra su un computer, e riceve in cambio valore vero