01-03-17 18.00
@ emidio
ciao ragazzuoli,
come molti di voi già sanno, ho venduto il P115 e ho comprato (dopo lunga indecisione) un Ketron GP1.
Seguirà ora una breve descrizione dello strumento, considerando però che dovrò in un prossimo futuro integrare la cosa più importante, cioè le mie impressioni dopo un periodo di utilizzo in live, su impianto vero; per ora il piano ho avuto modo di testarlo solo a casa, in cuffia o con impianto hifi.
Aspetto
Lo chassis è davvero bello: dà un'idea di robustezza (è metallico) così come uno strumento da palco dovrebbe essere, e tutti i comandi sono di facile accesso. Ha una forma arrotondata accattivante (non so perchè ma mi ha ricordato la mitica Korg M1) e per essere un piano è estremamente compatto. Considerando il peso di soli 13 kili, direi che il primo impatto è eccellente. Molto elegante anche il colore, grigio atracite. Midi presente sia tramite usb, sia tramite i canonici OUT/IN/THRU: benissimo. Nota dolente: pedale sustain (in dotazione) ha un inspiegabile attacco DIN; quindi, per l'utilizzo di pedali universali a jack, è richiesto un adattatore (da far costruire) o una modifica sul pedale stesso.
Per il pedale di espressione - per fortuna - la connessione rimane a classico jack.
Il piano mi è arrivato con custodia trolley marchiata Ketron di eccellente qualità, con interno in alcantara e ampia borsa porta oggetti.
Ergonomia
il GP1 è stato concepito per il "plug&play" più assoluto: lo accendi, selezioni il suono (non modificabile) che preferisci, lo suoni. Immediata quindi la scelta dei 32 suoni implementati (un tasto con indicazione luminosa per ogni suono, con commutazione banco A/B), facilissimo creare al volo layer e split (di massimo due suoni). Per quanto riguarda la separazione della tastiera, è immediatissima anche la selezione del punto di split (basta tenere premuto l'apposito pulsante insieme al tasto della zona da splittare). I comandi sono pochi, ma tutti estremamente interessanti e funzionali: sulla parte sinistra abbiamo (accanto allo slider del volume generale) uno slider dedicato al volume del secondo suono in layer o in split. Nella parte destra troviamo altri due slider: uno dedicato alla brillantezza del suono, l'altro al riverbero, modificabile solo per quantità di effetto applicato ma non per tipologia (dovrebbe secondo me corrispondere a un "hall"). Molto interessante anche il multieffetto controllato tramite encoder di selezione e slider di intensità: su molti suoni l'effetto ritenuto ideale è già applicato (tipo phaser sul rhodes), altrimenti si può comunque ruotare l'encoder e sceglierne un altro (tra 15) o disattivarlo totalmente. Su pannello anche il controllo di sensibilità alla dinamica (normale, soft, media e hard) con indicatore luminoso e traspose.
Keybed
GP1 monta la ormai famosa italianissima Fatar TP100, che ormai conosciamo intimamente. E'una keybed che garantisce una grande risposta dinamica, non troppo pesante (quella del P115 lo era molto di più) ma purtroppo un po' "rimbalzosa" e abbastanza rumorosa (avete presente Acuna88?). Diciamo che provare la keybed a strumento spento è stata una sensazione che mi ha lasciato un po' perplesso, ma le cose sono cambiate decisamente una volta che il piano è stato messo in funzione, perchè comunque l'interazione tasto/suono è perfetta, e rende il tutto piacevole e poco affaticante. Stiamo parlando comunque di uno strumento molto solido, e allo stesso tempo compattissimo ed estremamente leggero, quindi qualche compromesso è da mettere per forza in conto.
Suono
E siamo arrivati al dunque: come suona il GP1? Tenendo conto del fatto che devo testarlo per bene dal vivo, posso già dire che il Ketron suona molto bene per l'utilizzo per cui è stato progettato. Il suono di piano è realistico (basta ascoltare ancora oggi un piccolo e datato RPX per capire quanto l'Italia sia avanti nelle tecniche di campionamento), ma non ha in sè (pur avendo finezze come la risonanza simpatetica delle corde o i rumori del damper) tutte quelle sfumature armoniche tipiche dei VST, o di macchine come i Dexibell (che oggi secono me sono IL riferimento a livello di suono di piano sui pianoforti digitali). Per intenderci: credo che già il suono del P115 (soprattutto il mellow) fosse molto più vicino a un piano vero, con un "corpo" in grado di riempire tutto lo spettro sonoro. Ma siamo proprio sicuri che questo sia un bene (soprattutto quando parliamo di suoni non editabili) per alcuni utilizzi? Paradossalmente - infatti - è stato proprio questo il motivo per cui l'ho cambiato. Per quelle che sono le mie esigenze (soprattutto palchi o locali, in ogni caso situazioni dove il suono di piano deve "sbucare" e uscire bene una volta amplificato, e deve amalgamarsi con tutti gli altri strumenti), il suono ideale è quello più "appuntito". Attenzione, con questo non sto dicendo che il suono non sia bello, anzi! (per capirci: non è quello dei Casio...
) Il suono è bellissimo (a occhio - anzi, ad orecchio!,
- credo che sia un campionamento di Steinway) ma esce già equalizzato in modo tale da suonare in tutte le parti della tastiera senza invadere frequenze tipiche di altri strumenti (insomma, puoi suonarci i bassi della strofa di The best senza che il resto della band ti prenda a imprecazioni
). Paradossalmente, a me piace così anche per il semplice piano e voce, sempre per una questione di miglior resa sugli impianti rispetto a strumenti che - nello stesso contesto - rimagono a mio gusto troppo ovattati (sono un maledetto rocker, lo so
).
La polifonia è di 128 note.
In definitiva
A chi si rivolge il GP1? Secondo me è adatto soprattutto per chi cerca uno stage piano robusto, leggero e immediato. E' ideale per tutte quelle situazioni in cui il pianoforte è "uno" strumento e non "lo" strumento, quindi band pop, rock, progr, eccetera. A mio parere invece non è il miglior piano per contesti "confidenziali", jazz e classici, laddove la keybed deve pesare (in tutti i sensi) di più e il suono essere più rotondo.