La copia perfetta di una cover?

  • steve
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27-07-09 05.19

non me ne voglia ago... autore del thread che ha aperto nel "tecnico"

Watcher of the skies: il mellotron: come si fa?

leggo continuamente cose analoghe soprattutto per i pink floyd e mi veniva spontanea una riflessione...

ho amato (e amo tuttora...) i genesis... mi squaglio letteralmente quando sento l'intro di "watcher of the skies"... e da bravo incompetente non m ero mai chiesto cos era lo strumento che usava tony

neanche quando nel '94 acquistai il mio primo arranger (yamaha psr500... che definire poco piu che "pianola" è gia tanto...) la feci (con quel cesso di archi che avevo a disposizione...) e mi sentivo come se stessi volando... ero io a farla...!!!

ora... darò anche l'idea di essere poco ambizioso ma... mi spiegate una cosa? non vi pare esagerato cercare a tutti i costi (inclusi costi reali...) di riprodurre un determinato pezzo con quel timbro che ha usato tizio o caio...?

o forse sono io l'anormale convinto che non vale la pena scervellarsi e che si possono provare le stesse emozioni anche suonando quel pezzo con un timbro equivalente?

del resto quanti di voi ad esempio si chiedono che chitarre usano carlos santana.... david gilmour o pat metheny... o che basso aveva jaco pastorius?

stefano emo
Edited 27 Lug. 2009 3:35
  • anonimo

27-07-09 10.44

steve ha scritto:
non me ne voglia ago...

tranquillo, non te ne voglio, ma ti uccido lo stesso emoemoemo
steve ha scritto:
non vi pare esagerato cercare a tutti i costi (inclusi costi reali...) di riprodurre un determinato pezzo con quel timbro che ha usato tizio o caio...?

non è esagerato... è quasi un obbligoemo
steve ha scritto:
o forse sono io l'anormale convinto che non vale la pena scervellarsi e che si possono provare le stesse emozioni anche suonando quel pezzo con un timbro equivalente?

sisi sei solo teemo
steve ha scritto:
del resto quanti di voi ad esempio si chiedono che chitarre usano carlos santana.... david gilmour o pat metheny... o che basso aveva jaco pastorius?

questa non è una domanda... i big usano solo fender stratocaster e gibson les paulemo
  • ziberto
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27-07-09 11.08

Ago ha scritto:
questa non è una domanda... i big usano solo fender stratocaster e gibson les paulemo

E questa è una fesseria emo... tanto per esempio, poichè citato, Santana usa chitarre Paul Reed Smith... Steve Vai e Satriani usano Ibanez... e potrei continuare, ma insomma il senso è che non è vero che tutti utilizzano le Fender o le Gibson.
Tornando in topic, io penso che non esista una regola per la cover perfetta: in linea di principio non è necessario utilizzare i suoni identici all'originale (come non è necessario suonare lo stesso arrangiamento), ma alle volte può essere un bell'esercizio anche spingere a fondo i proprio strumenti per ricreare un suono particolare che ci piace particolarmente. emo
  • anonimo

27-07-09 12.46

IMHO: ci sono pezzi il cui fascino risiede anche nei suoni utilizzati (per alcuni, anzi, il suono è proprio la caratteristica principale). Per me Watcher è uno di questi. La stessa cosa vale per tutta la produzione Genesis almeno fino a quando Banks non ha cominciato ad usare i preset "aziendali" dei synth utilizzati.

Sono consapevole del fatto che gli stessi autori di quei brani non vanno tanto per il sottile, anzi, talvolta ritengono "datato" e brutto il suono originale e, nelle escuzioni live, lo cambiano.
Non sono dello stesso avviso: il suono del solo di Firth of Fifth è il trumpet del Pro Soloist.
Se non c'è, meglio restare a casa.
  • giacomo_torino
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27-07-09 21.54

tonybanks ha scritto:
ci sono pezzi il cui fascino risiede anche nei suoni utilizzati (per alcuni, anzi, il suono è proprio la caratteristica principale). Per me Watcher è uno di questi.

assolutamente straverissimo.... perfettamente d'accordo! Il fascino di quell'attacco è il suono, se togli quello spegni una poesia...

tonybanks ha scritto:
il suono del solo di Firth of Fifth è il trumpet del Pro Soloist.
Se non c'è, meglio restare a casa.

straquoto anche questo... aggiungo che trovo molto più fascino in qualsiasi vecchio suono originale del '72-'73 che ogni altra emulazione fatta da Steve Hackett, cover band varie o altre versioni più recenti degli stessi Genesis...
l'originale rimane sempre "L'originale"... il primo vagito...
emo
  • anonimo

09-11-09 18.03

se "rifare una cover identica fino ai timbri" è soltanto feticismo e perfettismo "di testa" (come nel caso di chi colleziona i dischi avvolti nel cellophane) - e allora in quel caso sarebbe obbligatorio usare esattamente gli stessi strumenti dello stesso modello e vestirsi allo stesso modo [anche quando si prova: bisogna mettersi esattamente la felpa che si metteva Emerson quando provava...] -

è perfettamente legittimo ma un po' nevrotico. emoemoemo

Se invece serve a fare ricerca sul suono - e non basta comprare un synth, bisogna saperlo programmare e "maneggiare" - a me sembra che sia un fior di lavoro musicale,

che richiede cultura e che ha la stessa dignità del lavoro per ricostruire la diteggiatura di un assolo.

I timbri dei synth includono armoniche che incidono sulla melodia e l'armonia [prova a suonare l'arpeggio solo di F of FF senza LFO: non suona, semplicemente. Non quadrano le note: lo LFO le stona così tanto che banks doveva "suonarlo"].

Fra l'altro è un modo eccellente per imparare a creare suoni nuovi.

Sapete cos'è veramente loffio, invece?

Tizio che si compra una workstation o un software "vintage synths", cerca la patch di fabbrica che si chiami "Battle of Epping Forest" [c'è sul minimoog voyager, e non c'entra un tubo...],

cerca su internet la base midi,

e suona quello.

E' moooolto più nevrotico di uno che sta su la notte perché non gli viene un timbro giusto.

La parola-chiave è "lavoro". Se fare una cover "identica" implica lavoro, ha un senso, eccome.

"Arrivare all'identico" è soltanto un obiettivo, un metro di misura, un modo di sapere se il tuo lavoro è di qualità.

E un segnale di umiltà. Ci vuole umiltà per arrivare a farsi dire "figa, che bravo, suoni proprio come..." invece di bofonchiare "eh, faccio delle cose mie, un po' strane, sperimentali, non ristrette dalle regole, senza cadere nella citazione..." [nove volte su dieci, è della m... bestiale emo]

Quanto al fare cover con suoni "scadenti" perché non hai soldi per comprarti un mellotron e un minimoog...

tanto di cappello a chio trae il massimo da mezzi poveri.

Ohi, ragazzi: voi cosa facevate quando avevate 15 anni? Il papà vi aveva comprato tre minimoog e tre mellotron? Io nel mio massimo "splendore" [=estati a lavorare] ero arrivato a avere un farfisa, un elkapiano e un davolisynth "truccati" da pedalini da due lire, e vai...

E' così che ho imparato a usare i synth che solo DOPO ho potuto permettermi (anzi, è così che ho potuto permettermeli).

Se qui c'è qualcuno che ha avuto in regalo da papà l'Oasys, il Voyager e un po' di vintage, per gentilezza non mi azzanni. Era solo per dire emo




  • tastotosto
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12-11-09 15.28

Ma divertitevi con quello che avete e buttare via le parrucche!emo
  • renatus
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13-11-09 00.54

A me piacciono le interpretazioni personali di canzoni originali. Rifarle uguali, la versione originale, non mi dice nulla. Ovviamente non prendetemi alla lettera: non trovo geniale rifare "Wish you were here" con un ritmo di Rumba. Ma magari di rivederne i suoni e il modo di cantarla.

Eppure so di essere una minoranza: se non canti la cover come se fosse l'originale, ti tiri addosso solo il disprezzo dei presenti. Mah!emo
  • anonimo

13-11-09 12.57

Interpretare in maniera "personale" un brano già scritto ed interpretato (dall'autore o da un primo interprete), presuppone (IMHO) uno studio del brano (struttura, armonia, testo...etc etc etc).
Non sempre ciò accade. Anzi, spesso si cade nella faciloneria e ne escono cose.........."sgradevoli"...
Talvolta una cover è magari meglio dell'originale. In certi casi l'originale è talmente perfetto che risulta intoccabile. Non ne ho notizia ma, per esempio, non riesco a pensare ad una interpretazione diversa dall'originale di Don't Give Up di Peter Gabriel.
Per onore di cronaca ammetto che in un recente passato ho avuto l'ardire spudorato di coverizzare Mother of Violence.
  • anonimo

13-11-09 20.16

avevo evidenziato che la parola chiave è "lavoro".

Quella è la discriminante.

Se il lavoro c'è stato, di solito la cover è anche divertente da ascoltare (non è mai identica all'originale, ma si sente la perizia, la tecnica, la ricerca sui suoni, quindi la personalità di chi l'ha fatta),

se il lavoro non c'è, la song farà emo.

Uno che, quando fa una cover, lavora poco e in modo affrettato...

... se scrive un brano suo, dio mio cosa produrrà?!? emo

E siamo sicuri che, uno che non sa suonare giusto l'arpeggio di "Firth of Fifth", vogliamo sentirgliela suonare "a bossa nova" "perché così si sente la sua personalità"? Personalità dde che, che non sa mettere le dita sui tasti?!?

Tuo cugino, vuoi sentirgli leggere Dante, finché non impara almeno a parlare senza sputarsi addosso, o vuoi sentirgli leggere le sue poesie? emo E la sua traduzione di Dante in dialetto bresciano, la vuoi sentire? emo

Io no: preferisco uno che prova a leggere bene un autore difficile.

L'intera carriera dei musicisti classici,

e quella di 9/10 dei jazzisti è basata sulle cover,

e la prima cosa quando prepari uno Standard o un brano classico non è la ricerca dell'"originalità" ["sentitemi, sono io, Orazio Pistolazzi, non è quel pirla di Bach" emo],

bensì lo sforzo di capire, imparare e, se sei bravo, far rivivere qualcosa di buono.

Poi: qui stiamo parlando come se le cover "identica" fossero fatte per la registrazione su supporto o addirittura su internet (nel mefitico formato mp3).

Ma sai cosa significa far rivivere sul palco i suoni di un musicista che non può più suonare perché è morto? O in pensione? O rincoglionito, per cui non suona più le sue cose migliori?

Se "TonyBanks", qui, è capace di farmi passare una serata ascoltando "Foxtrot" e facendomi dimenticare "Uvo" o come si chiamava quella roba patetica che ha poi scritto Peter Gabriel,

merita un elogio. emo