Come impostare i suoni per uso “live”?

maxtub 04-12-23 18.00
Lo so che è una domanda complessa e che forse se n’è già parlato, ma mi pare sempre all’interno di altre discussioni. Come sempre, ad ogni cambio set-up (che per fortuna personalmente avviene ogni 6/8 anni), mi ritrovo a dover rifare da zero tutti i suoni che utilizzo dal vivo, e sono sempre in difficoltà … perché provo ad impostarli in cuffia, poi con i monitor, ma mi servono sempre 4/5 concerti per tararli discretamente; i primi tentativi sono sempre estremamente deludenti.
Vorrei capire se qualcuno di voi ha un sistema, delle linee guida che possano aiutare ad avere un risultato apprezzabile già dalle prime volte.
Nel dettaglio:
- Il suono di pianoforte, quello che personalmente utilizzo maggiormente, come lo scegliete in base al genere musicale? Lo equalizzate aumentando qualche frequenza? Mettete compressori o altri effetti? Riducete la sensibilità del tasto in modo che senza forzare il suono esca già abbastanza forte? Io in genere tolgo tutti gli effetti, aumento un po’ le alte frequenze per rendere il suono più brillante e riduco la sensibilità del tasto (non perché mi piace ma perché ho sempre creduto che sia un sistema per farlo uscire nel mix). Con in Nord Stage il sistema funzionava, con Montage, il pianoforte sparisce.
- Volumi: da 1 a 127, come li tarate? Mettete ad es. il pianoforte al massimo (127) e gli altri suoni in modo che siano equilibrati oppure tenete tutto più basso per avere margine? Ad es. a mee succede che in cuffia i violini si sentono bene ma nel mix poi spariscono, creando quasi un effetto riverbero al pianoforte. Per l’hammond poi, se in cuffia va bene ad un certo volume, alle prove lo devo alzare di brutto…..
- Al program finale composto da più suoni, assegnate qualche effetto o eq?
- Alcune tastiere, come Montage, hanno la possibilità di aumentare il guadagno in uscita (+6db o +12db); cos’è meglio e perché?
- Consigli utili?
Thanks
paolo_b3 04-12-23 18.28
@ maxtub
Lo so che è una domanda complessa e che forse se n’è già parlato, ma mi pare sempre all’interno di altre discussioni. Come sempre, ad ogni cambio set-up (che per fortuna personalmente avviene ogni 6/8 anni), mi ritrovo a dover rifare da zero tutti i suoni che utilizzo dal vivo, e sono sempre in difficoltà … perché provo ad impostarli in cuffia, poi con i monitor, ma mi servono sempre 4/5 concerti per tararli discretamente; i primi tentativi sono sempre estremamente deludenti.
Vorrei capire se qualcuno di voi ha un sistema, delle linee guida che possano aiutare ad avere un risultato apprezzabile già dalle prime volte.
Nel dettaglio:
- Il suono di pianoforte, quello che personalmente utilizzo maggiormente, come lo scegliete in base al genere musicale? Lo equalizzate aumentando qualche frequenza? Mettete compressori o altri effetti? Riducete la sensibilità del tasto in modo che senza forzare il suono esca già abbastanza forte? Io in genere tolgo tutti gli effetti, aumento un po’ le alte frequenze per rendere il suono più brillante e riduco la sensibilità del tasto (non perché mi piace ma perché ho sempre creduto che sia un sistema per farlo uscire nel mix). Con in Nord Stage il sistema funzionava, con Montage, il pianoforte sparisce.
- Volumi: da 1 a 127, come li tarate? Mettete ad es. il pianoforte al massimo (127) e gli altri suoni in modo che siano equilibrati oppure tenete tutto più basso per avere margine? Ad es. a mee succede che in cuffia i violini si sentono bene ma nel mix poi spariscono, creando quasi un effetto riverbero al pianoforte. Per l’hammond poi, se in cuffia va bene ad un certo volume, alle prove lo devo alzare di brutto…..
- Al program finale composto da più suoni, assegnate qualche effetto o eq?
- Alcune tastiere, come Montage, hanno la possibilità di aumentare il guadagno in uscita (+6db o +12db); cos’è meglio e perché?
- Consigli utili?
Thanks
Ciao se lo capisci poi spiegamelo perchè mi interessa emoemoemo
A parte le battute: premetto che ho un Nord Stage, ma forse lo sai.
Pianoforte uso timbriche brillanti se lo uso in assieme, timbrica più acustica / soft per piano solo o duo con voce. L'equalizzazione la regolo per ogni brano, anche se le differenze sono forse minime. Compressore mai, sensibilità al tocco minima per i pezzi di assieme, massima per i brani di piano solo o con voce.
Volumi delle parti attorno al 60% quando faccio la patch, poi quando provo con gli altri affino i volumi normalmente verso l'alto.
Un po di reverbero sul mix si. Per l'hammond mi aiuto con il Drive del rotary per passare da accompagnamento ad assolo.
Aumentare il gain in uscita può essere comodo ma non saprei dire se di per se è meglio o peggio.

Consigli utili: una bella benedizione urbi et orbi, non fa mai male!
filigroove 04-12-23 19.20
@ maxtub
Lo so che è una domanda complessa e che forse se n’è già parlato, ma mi pare sempre all’interno di altre discussioni. Come sempre, ad ogni cambio set-up (che per fortuna personalmente avviene ogni 6/8 anni), mi ritrovo a dover rifare da zero tutti i suoni che utilizzo dal vivo, e sono sempre in difficoltà … perché provo ad impostarli in cuffia, poi con i monitor, ma mi servono sempre 4/5 concerti per tararli discretamente; i primi tentativi sono sempre estremamente deludenti.
Vorrei capire se qualcuno di voi ha un sistema, delle linee guida che possano aiutare ad avere un risultato apprezzabile già dalle prime volte.
Nel dettaglio:
- Il suono di pianoforte, quello che personalmente utilizzo maggiormente, come lo scegliete in base al genere musicale? Lo equalizzate aumentando qualche frequenza? Mettete compressori o altri effetti? Riducete la sensibilità del tasto in modo che senza forzare il suono esca già abbastanza forte? Io in genere tolgo tutti gli effetti, aumento un po’ le alte frequenze per rendere il suono più brillante e riduco la sensibilità del tasto (non perché mi piace ma perché ho sempre creduto che sia un sistema per farlo uscire nel mix). Con in Nord Stage il sistema funzionava, con Montage, il pianoforte sparisce.
- Volumi: da 1 a 127, come li tarate? Mettete ad es. il pianoforte al massimo (127) e gli altri suoni in modo che siano equilibrati oppure tenete tutto più basso per avere margine? Ad es. a mee succede che in cuffia i violini si sentono bene ma nel mix poi spariscono, creando quasi un effetto riverbero al pianoforte. Per l’hammond poi, se in cuffia va bene ad un certo volume, alle prove lo devo alzare di brutto…..
- Al program finale composto da più suoni, assegnate qualche effetto o eq?
- Alcune tastiere, come Montage, hanno la possibilità di aumentare il guadagno in uscita (+6db o +12db); cos’è meglio e perché?
- Consigli utili?
Thanks
Ognuno ha il suo modo di gestirsi. Una cosa che non smetterò mai di consigliare è di non esagerare con le basse, soprattutto sul piano. Bisogna tagliare sotto ed è più importante che dare sopra. Per quanto riguarda il volume del piano rispetto al resto, non mi capita mai di metterlo al massimo sia perché non si ha più margine per eventualmente intervenire, sia perché nella musica leggera (chiamiamola così) il mix non vede quasi mai il piano in prima linea, anzi spesso è un bel tappeto che comunque se si suona con i giusti rivolti non fa fatica a emergere, e anche perché nel Nord Stage i pianoforti suonano forte rispetto ai campioni della sezione synth. Quindi ho un valore fisso di riferimento in db cui tengo i pianoforti, sempre quello e mixo il resto su questa base. Fai conto che se i piano sono a un po’ più di metà volume (-5db sul NS), i fiati li devo tenere quasi al massimo, mentre gli strings stanno a metà o anche meno. Per l’Hammond dipende dal ruolo che ha, dal setting dei tiranti e dal grado di overdrive, ma se è solista è a palla generalmente, visto che è imprescindibile l’uso di pedale di espressione. Ah… a tal proposito, spesso tutto ciò che non è il piano è sotto pedale, il che rende possibile far entrare e uscire elementi timbrici e offre un estemporaneo controllo del volume.
Le prove sono importantissime e lo è anche appuntarsi i dubbi eventuali da risolvere col fonico (se c’è) al soundcheck, tipo il suono di un synth solista che potrebbe essere troppo fuori.
Quando si mixano i nostri suoni (che sia in cuffia o meno) dobbiamo farlo con un volume discretamente basso perché il modo in cui l’uomo percepisce i suoni è “compresso”, ossia ad alti volumi appiattiamo tutto. Poi chiaramente si fanno le verifiche in prova.
In prova può capitare che quello che sembrava mixato bene non risulti come dovrebbe (hai detto degli archi che spariscono). In realtà non è “colpa” nostra, è che nel “mondo reale” ci andiamo a scontrare con chi suona sul nostro stesso range di frequenze, inutile che vi dica di chi sto parlando😆. Mentre nei dischi è tutto equalizzato perché ci sia spazio per ogni strumento, questo non accade live, dove dobbiamo necessariamente fare i suoni (talvolta gli arrangiamenti) col chitarrista a cui piace in “suonone” di chitarra, come a noi piace il “suonone” di pianoforte. I “suononi” non funzionano nella musica d’insieme. Quindi ego nei cassetti e pensiero rivolto al risultato finale.
Spero di essere stato in qualche modo utile. Ciao
maxtub 04-12-23 19.28
Intanto grazie ad entrambi; avete dato spunti molto utili!emo
zerinovic 04-12-23 19.50
siccome sono partito con il sentirsi da una cassa spia e mano mano sono arrivato alle cuffie in ear con i singoli volumi degli elementi personalizzabili. ti dico che con quest’ultimo sistema, complice anche un adeguamento al digitale di tutti i componenti, anche e sopratutto il batterista. questi problemi non dico spariscono ma quasi.
i volumi alti sono la prima cosa da sistemare, i suoni siano abbastanza “poveri”flat e con poco reverb. fino ad arrivare anche a toglierlo. ma ti dico che più la tua situazione di band è buona nel sentirsi meno tocchi i preset,solo i volumi.
filigroove 04-12-23 20.17
@ zerinovic
siccome sono partito con il sentirsi da una cassa spia e mano mano sono arrivato alle cuffie in ear con i singoli volumi degli elementi personalizzabili. ti dico che con quest’ultimo sistema, complice anche un adeguamento al digitale di tutti i componenti, anche e sopratutto il batterista. questi problemi non dico spariscono ma quasi.
i volumi alti sono la prima cosa da sistemare, i suoni siano abbastanza “poveri”flat e con poco reverb. fino ad arrivare anche a toglierlo. ma ti dico che più la tua situazione di band è buona nel sentirsi meno tocchi i preset,solo i volumi.
Il pregio degli in ear può anche essere il loro difetto. È vero, si sente tutto benissimo, ossia come vogliamo, ma a quel punto il fonico deve essere di fatto un altro elemento della band. Perché perdiamo di vista (anzi d’orecchio) quello che dovrebbe essere il tutto, non ci preoccupiamo più di cosa esce in collisione coi piatti della batteria o con i power chords del chitarrista, perché aggiustiamo il nostro ascolto in modo che sia soddisfacente per noi stessi e basta.
Ma se il fonico non è quello della band, o è il solito ripescato dalla piena, o non c’è proprio, può essere come dare una mano di vernice su un catorcio rugginoso.
Quindi il mio modesto consiglio è ben vengano le cuffiette, ma prima risolvere le questioni base.
Magari sto parlando con gente più esperta di me e sto dicendo una serie di banalità, in tal caso chiedo venia.
d_phatt 04-12-23 22.19
Premettendo che ripeterò alcune cose già scritte da altri, dalla mia modesta esperienza ho imparato che ogni considerazione tecnica deve partire da almeno due punti fermi, uno a valle e l'altro a monte, che imho fissano le condizioni al contorno entro cui lavorare in seguito:
- gli arrangiamenti, quindi la disposizione complessiva delle note, devono essere ben fatti in partenza, questo già di per sé permette di partire dalla base migliore (e ovviamente di far uscire una musica migliore)...e già qui c'è una scienza, pardon un'arte emo dietro;
- l'impianto deve essere di qualità buona o dignitosa, e non mi riferisco al mixer, ma alle casse: un suono ottimo che esce da una cassa schifosa suonerà comunque male.
- Punto bonus, anche questo già detto: tenere a bada l'ego di tutti, compreso il proprio, per il fine superiore del risultato finale.

Fissati questi due (+ 1) punti si va a lavorare sulla programmazione dei suoni.

Anche io mi faccio un volume con il suono di pianoforte principale e su quello baso tutto il resto, rhodes e synth in primis dato che questi sono i tre suoni che uso di più. In contesto di band il pianoforte che uso in genere è equalizzato tagliando le basse ed eventualmente alzando qualcosa più su. Ma mi sa che prendo appunti anch'io...

Una cosa che mi è capitata, e che ritengo significativa: stavo facendo un live in teatro, ero nel golfo mistico praticamente al confine con la platea, con un rientro "di rimbalzo" dall'audio di sala (altamente riverberante) fastidiosissimo. Avevo con me un classico wedge monitor, e premetto che con questo tipo di soluzione, seppur in mono, quando c'era tempo a sufficienza di fare le cose per bene e c'era un fonico bravo ho conosciuto grandi soddisfazioni. Ebbene, quella volta non c'era verso, tra il rientro fastidioso della sala e quello che usciva dalla spia che non mi soddisfaceva, malgrado avessi fatto fare già diverse regolazioni. E poi...bam, a parità di mix in spia, il fonico mi piazza un'equalizzazione sul generale della spia che migliora di parecchio la situazione. Era una memoria eq che lui aveva già pronta tarata su quel modello di monitor e che si era dimenticato di inserire. Questo ovviamente non ha tolto il rientro dalla sala, a cui poi mi sono abituato, ma mi ha permesso di avere un ascolto assai migliore. Anche certi dettagli possono fare la differenza.
pentatonic 04-12-23 22.45
Un elemento fondamentale, per me, è fare i suoni e le parti, in prova, evitando di coprire le frequenze del basso e della chitarra. Tagliare le basse, e qualcosa in alto, pulisce tantissimo e permette ai nostri suoni di uscire meglio.
I nostri suoni non vanno valutati da soli, devono essere funzionali nell’insieme.

Il genere suonato, poi, fa la differenza: quando suonavo hard rock (Deep Purple etc) era importante tagliare MOLTO le basse dell’organo, e contenere l’overdrive (migliore l’overdrive, meno hai bisogno di spingere).

Nel blues, sul pianoforte e sul Rhodes enfatizzo le medie, almeno nell’ accompagnamento.
Sfoltisco il più possibile gli effetti, tutti e su tutti gli strumenti, tranne sul Moog che esce comunque sempre, a prescindere. Un vero bullo.

Un’altra cosa che fa la differenza, insieme al taglio delle frequenze, è evitare di spostarsi troppo sulla tastiera, coprendo basso o chitarra. Magari ci si scambia i ruoli, ogni tanto, ma si definisce prima, rendendo il suono d’insieme meno prevedibile.
zerinovic 05-12-23 09.38
@ filigroove
Il pregio degli in ear può anche essere il loro difetto. È vero, si sente tutto benissimo, ossia come vogliamo, ma a quel punto il fonico deve essere di fatto un altro elemento della band. Perché perdiamo di vista (anzi d’orecchio) quello che dovrebbe essere il tutto, non ci preoccupiamo più di cosa esce in collisione coi piatti della batteria o con i power chords del chitarrista, perché aggiustiamo il nostro ascolto in modo che sia soddisfacente per noi stessi e basta.
Ma se il fonico non è quello della band, o è il solito ripescato dalla piena, o non c’è proprio, può essere come dare una mano di vernice su un catorcio rugginoso.
Quindi il mio modesto consiglio è ben vengano le cuffiette, ma prima risolvere le questioni base.
Magari sto parlando con gente più esperta di me e sto dicendo una serie di banalità, in tal caso chiedo venia.
no no non sono banalitá, e figurati almeno con me puoi star tranquillo di dire tutto ciò che ritieni opportuno, difatti queste sono cose che vengono di pari passo con l’esperienza e la crescita sia su come fare musica.e come usare la strumentazione. se all’inizio ci avessero dato un sistema a cuffie/in ear. probabilmente non saremmo stati pronti a gestire una cosa simile.
giulio12 05-12-23 10.10
Io adotto anche un altro accorgimento per evitare che le frequenze di chitarra e piano si sommino e si confondano. Cerco alle volte di scavare un pò le medie del piano e della chitarra. Resta più spazio per la voce in tal modo. Il mix diventa più intelligibile. In linea di principio, cerco di togliere le frequenze che si sommano confondendo il mix finale, in relazione al singolo pezzo e parti strumentali.
In merito al lavoro di programmare i suoni in cuffia, monitor, impianti, il discorso si fa complesso perchè ogni sistema di diffusione ha una risposta in frequenza diversa che può falsare il suono reale. In un mondo ideale, ogni sistema dovrebbe essere totalmente flat , ma ogni impianto, cuffia, monitor, enfatizza delle frequenze abbassandone altre. Se poi ci metti i problemi di rifrazione della stanza in cui si suona , prova, programma, c'è da impazzire. Non resta che procedere per tentativi ed approssimazione. Anche se utilizzi dei software di correzione delle frequenze delle cuffie per renderle il più possibile lineari, non è detto che poi il tuo impianto risponda bene. Ci vorrebbe un software di correzione anche per quello, che tenga conto della stanza in cui suoniamo.
Roberto_Forest 05-12-23 10.29
Sì, l’uso delle in ear è rischioso. Suona bene per te, perché hai anche un ascolto stereo, e quindi avvolgente, tipico delle cuffie. Ma dal vivo non esiste questa netta separazione tra L e R. Se in cuffia cambi l’ascolto alternando mono e stereo senti una differenza abissale. Se lo fai invece con delle casse la differenza è molto ma molto meno, a volte neanche si sente, e comunque si sente nello sweet spot, ma appena ti sposti verso una delle due casse perdi sempre di più l’effetto stereo.

Per questo se una cosa suona bene in cuffia (quasi sempre) non è detto che suoni bene in un ambiente reale, anzi spesso è il contrario. Ad esempio gli strings sono belli in genere in cuffia, cioè con un ascolto avvolgente e con L e R ben separate, gli stessi strings se li senti dalle casse di perdono. Se tu fai i suoni solo in cuffia il fonico poi non può far miracoli, quelli strings devono suonare bene anche dalle casse.
Quindi visto che nei live il pubblico non ha le cuffie, i suoni non devono essere fatti mai in cuffia.
Poi uno può anche monitorarsi con le in ear, per comodità, ma deve dare un suono al fonico che esca bene anche dalle casse.

Quindi io in genere faccio i suoni da delle casse, spesso in mono (cioè prendendo solo L o R). Se così suona bene e bilanciato, allora anche se dopo le metti in stereo è probabile suoneranno bene e bilanciate lo stesso. E anche la persona del pubblico che non è nello sweet spot sentita decentemente. A quel punto il lavoro da fare è solo sulle equalizzazioni rispetto agli altri strumenti.
d_phatt 05-12-23 10.52
giulio12 ha scritto:
Anche se utilizzi dei software di correzione delle frequenze delle cuffie per renderle il più possibile lineari, non è detto che poi il tuo impianto risponda bene. Ci vorrebbe un software di correzione anche per quello, che tenga conto della stanza in cui suoniamo.

In ambito live i fonici (almeno quelli che sanno fare il loro lavoro) tarano sempre l'impianto in base al luogo in cui l'hanno montato, usando dei software appositi.

Teoricamente è possibile farlo anche da sé (i mixer digitali anche di piccola taglia in genere mettono a disposizione un eq a 32 bande sul master), ma chiaramente bisogna saperlo fare.
maxtub 06-12-23 08.08
Ho seguito i vostri preziosi consigli, sostanzialmente:
- impostando in tutti i suoni il volume del pianoforte a 95, tagliano un po' i bassi, enfatizzando leggermente gli acuti e impostando la sensibilità a 70/72
- usando i monitor e non le cuffie per le impostazioni, a volumi abbastanza bassi (effettivamente ci si rende conto molto meglio)
- impostando i volumi di tutti gli altri suoni sulla base del suono di pianoforte (molti effettivamente erano altissimi in proporzione)
- nella sezione "live" ho ulteriormente ridotto il volume globale di ogni patch a 100 su 127, per aver la possibilità di alzare o abbassare a seconda delle necessità
- Alzato il guadagno in uscita a +6db (una via di mezzo)

Devo dire che alle prove, il risultato è stato decisamente soddisfacente!
Grazie a tutti
Roberto_Forest 06-12-23 10.15
Ecco, questa cosa di fare i suoni a volumi bassi non la sapevo. La proverò subito. Io tendevo a usare volumi alti anche in prova…