@ anonimo
Grazie Vincenzo, consigli e considerazioni acutissime di cui farò tesoro
Ripeto, non è una critica, perché non esiste proprio, non c'è niente che non vada bene, anzi ...l'avessi io la costanza di lavorare sulla costruzione delle note come ce l'hai tu!
Sono considerazioni che in fondo coinvolgono anche me.
All'inizio della mia "folgorazione" musicale ero molto selvaggio, sperimentavo, azzardavo ...certamente erano tutte ingenuità raccapriccianti ma ...avevo 13/14 anni.
Scrivevo, mi piaceva l'organo a canne, nel futuro mi immaginavo il compositore rivoluzionario, mi dicevo: che ci vuole a stupire 'sti quattro babbioni che siedono alla consolle?, un tema fresco, qualche armonia moderna e cambio tutto!
seeh!
'tu nonna!
Cominciai a studiare seriamente armonia, contrappunto, e mano a mano mi accorgevo che Bach non era solo un mestierante che per tirare la giornata mischiava testi e corali già scritti per presentare il conto alla chiesa, anzi! Ne scrissi tanti di corali, ma nessuno stava in piedi come quelli del maestro.
Cominciai ad appassionarmi all'orchestra e mi spaventava la sola ipotesi di confrontarmi con le pagine di Stravinsky, Mahler, anche Gershwin. Ma avevo tanta voglia di fare e non avevo ancora perso la vena creativa, sapevo e volevo dire la mia.
Devo dire la verità, studiando comincia a far caso a certe spigolature nelle mie composizioni, cominciai ad essere più cauto, non sperimentavo più, cominciavo ad uniformarmi alle regole.
Difronte ai maestri veri, forse per insicurezza, persi un bel po' di freschezza, di azzardo, lo ammetto, magari se avessi mantenuto la sfacciataggine avrei maturato uno stile personale, chissà, o magari di fondo la mia vena era solo una piccola nevicata scioltasi difronte al primo mottetto. Boh!
Non ho più sperimentato, non ne ho avuto neanche il tempo, ho solo usato la musica e quel po' che sapevo per mantenermi.
Oggi ho i mezzi e l'esperienza ma sono un po' deluso dall'andazzo generale ed ho perso voglia ed entusiasmo.
Anche se tu hai la forza di scrivere per il solo piacere di farlo penso che questo processo di cose ti appartenga quanto appartiene a me perché credo che se tu avessi la forza di liberare la fantasia, con le capacità che hai, potresti dire veramente qualcosa di importante.
Sarà una sindrome? ...e come vogliamo chiamarla?